In uscita il 21 dicembre 2025 il n.75 - Inverno 2025
I numeri dal 2007 al 2025? Oltre 700 collaboratori, 75 numeri, 299 mila copie vendute; le nostre montagne raccontate in 10490 pagine stampate e diffuse in 151 tonnellate!

SPECIALI
10 Personaggi Hans Frei (1910-1937) e Jürg Weiss (1910-1941)
22 Ricordi di Oreste Forno La vendemmia sessant’anni fa
26 Viaggi nella nostra Provincia Al di là della viticoltura eroica
32 Riflessioni di un montanaro Il movimento e il sogno
35 Storie di vita Urgenza minore
39 Racconti di Bruno Galli-Valerio I nidi degli uccelli
42 Avventure Un inglese e il suo cane
ALPINISMO
48 Orobie Monte Seleron (m 2519) 4x3
58 Valmalenco Il Castèl (m 2636)
66 Val Grosina Sassalbo (m 2862)
ESCURSIONISMO
72 Versante retico Il sentiero del Sole - 2a tappa
82 Valchiavenna Prèe l’Òsc’t e la Muta (m 1808)
92 Versante retico Da Monastero a Pra Maslino
RUBRICHE
100 Viaggi Groenlandia, costa est
110 L'angolo delle vignette
114 Natura Junior Niki Valtura e la lepre
118 Flora Trifoglio
122 Funghi Clitocybe
125 Oggetti di una volta Turcèl
127 Le foto dei lettori
136 Giochi
138 Le ricette della nonna Torta rovesciata di cipolle
EDITORIALE
di Beno
Da settimane c’è baraonda attorno al caso della coppia residente nei boschi d’Abruzzo cui son stati sottratti i tre figli perché, a detta di tribunale e assistenti sociali, i genitori li starebbero crescendo in condizioni inadeguate agli “standard minimi accettabili”.
Non voglio però entrare nel merito di questa decisione, che si barcamena tra questioni etiche e interpretazioni giurisprudenziali: la mia opinione è tanto prevedibile, quanto è esagerata la guerra civile esplosa sull’argomento, che vede la maggioranza dei più intransigenti sostenitori delle opposte tifoserie appartenere curiosamente alla medesima categoria: quella di chi - anche solo per un mese - una vita a ritmo naturale e che tende all’autosussistenza non l’ha mai sperimentata. In un caso perché di questi modelli si limita ad essere puro teorico/turista, nell’altro perché mai rinuncerebbe agli agi offerti dal cosiddetto progresso, per giunta ritenendoli prerequisiti per l’accettazione sociale di una persona.
Vorrei invece condividere con voi la riflessione che ha scatenato in me questa notizia e che ruota attorno al pericoloso e aleatorio concetto di “standard minimi accettabili”. In questi ultimi anni, infatti, specialmente in quelli dopo l’epopea del Covid, si assiste a una crescita esponenziale di nuove tecnologie e, in parallelo, ad una contrazione drastica del tempo necessario alla loro diffusione in ogni angolo del globo. Inoltre, cosa che mi spaventa ancora di più, il passaggio tra l’accettare una novità e il fatto che diventi prima abituale, poi imprescindibile, infine addirittura obbligatoria per legge è sempre più svelto e ineluttabile. Basti solo pensare a tutti i servizi divenuti esclusivamente on-line, ai dispositivi di assistenza alla guida sui veicoli o ai registri elettronici nelle scuole. Ma ci sono esempi in svariati altri ambiti.
È un dato di fatto che queste nuove tecnologie non siano sempre così vantaggiose e scevre da effetti collaterali come propagandato in maniera martellante da chi ha interesse nella loro diffusione massiccia. Nella migliore delle ipotesi si limitano a renderci dipendenti da esse, ma possono arrivare a creare danni permanenti al nostro corpo o al nostro cervello. Demenza digitale di Manfred Spitzer, pur risalendo a ben 13 anni fa, è un libro illuminante in materia, fondato su esperimenti, studi e analisi rigorose.
Tuttavia il mantra «è per la vostra sicurezza, è efficace, ha costi indubbiamente inferiori ai benefici», ripetuto ossessivamente da pletore di selezionati esperti fino a trasformarlo in dogma, induce ad apporre l’etichetta di folle e retrogrado (pertanto da non ascoltare) a chi prudentemente vuole informarsi e valutare prima di installare nella propria vita un aggiornamento, che in genere, come tutti gli aggiornamenti, non è mai esente da bachi.
Non solo: lo stato e i cittadini ben addestrati si sentono autorizzati a stanare chi rifiuta innovazioni che non condivide. Si agisce dapprima castigandone uno per educarne mille, e, se ciò non dovesse bastare, si diventa sistematici, colti da un delirio paranoico in cui - temendo possa generare proselitismo - non si tollera alcuna fuga al di fuori di quei recinti sempre più piccoli chiamati libertà.
Ciò mi inquieta e mi fa sentire risucchiato in un irresistibile e schizofrenico futuro in cui non si potrà andare più in montagna senza il GPS, in cui dovremo necessariamente essere sempre connessi alla rete - magari anche con un chip sottopelle -, in cui dovremo monitorare costantemente i nostri parametri vitali per fare sport, in cui dovremo assumere nuovi farmaci o sottoporci a trattamenti medici per malattie o difetti estetici che fino a poco prima non costituivano problema alcuno, in cui dovremo avere un’identità digitale, in cui dovremo rifarci alle scelte dell’intelligenza artificiale. Un futuro, questo, che per legittimarsi ci farà sentire costantemente minacciati da pericoli, anche quelli subdoli ed invisibili che solo “gli esperti” sapranno riconoscere e che gentilmente ci indicheranno. Sarà un’emergenza perenne dove chi indugerà sarà eliminato. E alla fine? L’ultima delle nostre chimere, l’intelligenza artificiale, non avrà più bisogno di noi per nutrirsi e ci farà fuori, seguendo i precetti appresi proprio dal comportamento degli uomini.
Dite che esagero, che chissà quanto ci vorrà per arrivare a questi estremi? Un amico con cui discutevo del futuro che ci aspetta, inizialmente ha detto che a 74 anni di cambiamenti non gliene restan più molti da vedere, poi ha constato che, ora che tutte le briglie son sciolte, rischia di vederne di più negli anni che gli rimangono di quelli a cui ha assistito in quelli trascorsi.
Hanno collaborato a questo numero:
Adam Gunter, Adele Mori, Alessandra Morgillo, Andrea Sem, Andrea Toffaletti, Arianna Tironi, Beno, Bruno Mazzoleni, Carlo Nani, Dicle, Elia Nalini, Eliana e Nemo Canetta, Fausto De Bernardi, Fabio Pusterla, Flavio Casello, Gabriele Fusetti, Giacomo Meneghello, Gioia Zenoni, Giuliano Giacomella, Jean Malka, Johny Bagiotti, Kim Sommerschield, Luciano Bruseghini, Maddalena Brivio, Marco Bettomè, Marino Amonini, Mario Pagni, Maristella Sceresini, Marzia Possoni, Matteo Gianatti, Matteo Tarabini, Mauro Premerlani, Nicola Giana, Oreste Forno, Raffaele Occhi, Roberto Ganassa, Roberto Moiola, Tano Perlini, Thomas Ruberto.
Si ringraziano inoltre:
Avis Comunale di Sondrio, Cristina Battistessa, Giordano Gusmeroli, Luciano Giannitrapani (archivio Arnaldo Moreo), l’Ufficio federale di topografia Swisstopo per render pubbliche e fruibili importantissime documentazioni storiche, tutti gli intervistati e quelli che ci hanno accompagnato nelle gite, i/le top model, la Tipografia Bonazzi, gli edicolanti che ci aiutano nel promuovere la rivista, gli sponsor che credono in noi e in questo progetto... e tutti quelli che ho dimenticato di citare.
Un saluto speciale:
Antonella (Edicola Arcobaleno)