n.59 - Inverno 2021

n.59 - Inverno 2021 SPECIALI
10 Johann Jakob Weilenmann (1819-1896) Il primo salitore della Cresta Güzza e della cima Piazzi
22 Traversata del monte Rosa Con una gamba per due alpinisti
28 Elia Origoni, In solitaria 2021 Dal Piemonte a Trieste
35 Mario Ciabarri (1940-1971) L'ultimo capanàt dell'Angeloga
43 Ciuta La piccola pecora cornuta

ALPINISMO
50 Alta Valtellina Monte Pasquale (m 3553)
56 Val Màsino Cima del Calvo (m 2967)
64 Orobie Pizzo del Salto (m 2665)

ESCURSIONISMO
72 Valmalenco El Bar Óolt (m 2910)
82 Valchiavenna Valle della Forcola e Böc del Fornàt
92 Approfondimenti La Mesolcina Meridionale Italiana
94 Media Valtellina La croce di Pian Cavallino (m 1937)
103 Media Valtellina Perché non proseguire per San Romerio?

RUBRICHE
108 Viaggi Marocco: dai 4000 al deserto del Sahara (II)
116 Fumetti Poggi Texas Ranger
120 Natura Eriofori
125 Rombo il bombo
129 Micoterapia
132 Rubriche
Oggetti di una volta
134 Foto dei lettori
146 Le ricette della nonna Verdure lactofermentate


EDITORIALE
di Beno
 
Ogni tant en po' de spés ripenso al mio incidente: il volo dalla cima del Medaccio è stato interminabile. Nella mia mente, ma forse non solo, sono successe una miriade di cose che se le raccontassi sarei preso per pazzo da chiunque a sua volta non le avesse vissute.
Dopo esser rotolato giù dalla parete, mi sono trovato seduto ben composto su un trono di neve. Guardavo la valle chiedendomi come mai fossi lì. Per qualche minuto sono stato fermo, inebetito, a godermi l'incredibile bellezza del paesaggio, come si fa quando si arriva in vetta e si contempla l'infinito prima di prendere, di malavoglia, la via del rientro. Ero tramortito e dolorante, il sangue mi rigava la fronte e mi riempiva la bocca, ma avevo la certezza che sarei tornato a valle perché la memoria e l'istinto mi avrebbero guidato.
Senza farmi prendere dal panico e seguendo quella mappa che mi ero appuntato in testa, passo dopo passo, caduta dopo caduta, anche quando il buio e la fitta nevicata avevano azzerato la visibilità, sapevo sempre dove ero, in che modo avevo superato quel passaggio al mattino, ma anche gli altri itinerari che avevo seguito in passato quand'ero stato da quelle parti. Anticipavo ogni difficoltà, si trattasse di un tratto gelato o di un ramo in mezzo al passaggio, come se stessi facendo un sopralluogo per correggere una bozza di articolo da inserire nella rivista.
Così ho portato la pelle a casa. Nei giorni e nei mesi successivi, quelli della guarigione, ho lasciato che fosse ancora l'istinto, di cui avevo imparato a fidarmi, a scegliere. E lo ha fatto in maniera impeccabile, prendendo anche strade che io avrei avuto paura di percorrere!
A maggio il mio istinto mi aveva detto che ero guarito: me lo aveva comunicato fecendomi ruotare la testa nel sonno, cosa che fino ad allora le fratture alle vertebre mi aveva impedito. Il primo di giugno, certo che fosse giunta l'ora, ero pure tornato in vetta al Medaccio per recuperare la mia attrezzatura. Ma pochi giorni dopo, alla visita di controllo, un medico aveva mal interpretato la TAC e asserito che qualcosa non stesse filando per il verso giusto. Implicitamente quell'affermazione metteva in discussione l'attendibilità delle mie sensazioni. È stata un'estate di crisi e immobilità, fino a scoprire, a fine agosto: «Ma sei guarito. E lo eri anche a giugno!»
Non sapevo se ridere o se piangere, ma avevo capito che non avrei dovuto più dubitare di quello che mi suggerisce l'istinto.

Così, senza farmi prendere dal panico e consultando quella mappa che mi sono appuntato in testa durante questi due anni, imposizione dopo imposizione, restrizione dopo restrizione, contraddizione dopo contraddizione, anche ora che la censura, l'odio e la fitta propaganda azzerano la visibilità, sto cercando di non perdere la rotta e portare a casa pelle e dignità, seguendo ancora una volta il mio istinto.
 
Hanno collaborato a questo numero:
Adele Mori, Aldo Ciabarri, Alessandra Morgillo, Andrea Lanfri, Antonio Boscacci, Beno, Bruno Mazzoleni, Daniele Franceschini, David Cassoni, Dicle, Elia Origoni, Erminia Ciappini, Fabio Pusterla, Fausto De Bernardi, Flavio Casello, Gabriele Fusetti, Gabriele Iobizzi, Giacomo Meneghello, Gianpiero Mazzoni, Giocondo Del Curto, Gioia Zenoni, Giovanni Rovedatti, Giuliano Giacomella, Ilaria Cariello, Irene Tarca, Irma Songini, Ivan Della Nave, Kim Sommerschield, Lucia Palomba, Luciano Bruseghini, Luisa Angelici, Marco Bettomè, Marco Paganoni, Marco Trezzi, Margherita, Marino Amonini, Mario Pagni, Marzia Possoni, Matteo Gianatti, Matteo Tarabini, Mauro Soldati, Raffaele Occhi, Renzo Benedetti, Roberto Bogialli, Roberto Ganassa, Roberto Moiola, Sergio Scuffi, Silvana Cerasa, Tano Perlini e Tommaso Pozzi.

Si ringraziano inoltre:
Angela Castellini, Avis Comunale di Sondrio, CAI Valtellinese, ETH-Bibliothek Zürich, Daniele Pellegrini, Dario Cossi, Franco Monteforte, Fabio Giuggioli Busacca (Fototeca CAI Milano), Mariella Tavelli, Mauro Premerlani e tutti gli intervistati e quelli che ci hanno accompagnato nelle gite, la Tipografia Bonazzi, gli edicolanti che ci aiutano nel promuovere la rivista, gli sponsor che credono in noi e in questo progetto...e tutti quelli che ho dimenticato di citare.
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