n.21 - Estate 2012 - dal 21 giugno nelle migliori edicole
SPECIALI
10Christian Klucker:Maestro di ghiaccio, di roccia e di vita
14I compagni di cordata
38I Gnaùn e gli altri piccoli uomini
46Musei valtellinesi:l'Ecomuseo della Valgerola
46Racconti:un bimbo a Zana
ITINERARI D'ALPINISMO
56Valchiavenna: Pizzo Ferrè
(m 3103)
64Val Màsino:Punta Rasica
(m 3305)
72Porte di Valmalenco:Cime del Largo (m 3188)
ITINERARI D'ESCURSIONISMO
80 Valmalenco e dintorni:Il periplo del monte del Forno
92 Valchiavenna:La traversata del Groppera
100 Alta Valtellina:Tra Sobretta e Gavia
100 Alpi Orobie:Corna Bianca
RUBRICHE
114 Valtellinesi nel mondo:Patagonia e Terra del Fuoco
125 Agriturismando
128 Il mondo in miniatura:A pelo d'acqua
131 Fauna:I pipistrelli
136 Poesia dialettale:Ode alla carriola
139 L'arte della fotografia:Click d'estate
143 Le foto dei lettori
151 Giochi
154 Le ricette della nonna: Ricette con le ortiche
EDITORIALE
Questo numero della rivista è dedicato a Christian Klucker, guida alpina dell’Engadina vissuta tra '800 e '900. Sebbene non abbia avuto discendenza, può essere considerato non solo il padre degli alpinisti,
ma anche di tutti coloro che amano - oltre le pareti e i seracchi - i sentieri, i fiori, i ruscelli e gli animali selvatici.
La sua figura giganteggia tra i suoi monti prediletti; sui cristalli appuntiti del granito bregagliotto, sulle ultime spoglie
dei temibili canaloni ghiacciati del bel tempo che fu. Su quelle linee repulsive Klucker ha dato il via all’esplorazione di un mondo sconosciuto, oggi purtroppo in parte disciolto.
Carattere non facile il suo, poco incline al compromesso. Ha accompagnato sulle vie più impervie uomini di nobile schiatta, ma non sempre altrettanto di animo, riportandoli a valle senza una scalfittura.
Le montagne erano per lui entità al pari degli esseri viventi e con loro ha avuto una relazione stretta, con loro parlava ricordando in questo il San Francesco di “frate foco e sorella acqua”, ma la sua visione era laica,
quasi illuministica.
Quando la situazione si faceva difficile, invece di chiedere aiuto all’onnipotente attaccandosi ai santi
come facevano i suoi compagni di avventure, si teneva saldamente agli appigli rocciosi, tirando fuori il coraggio della determinazione.
La sua era una sfida per la conoscenza: geografica, fisica, interiore. Come un Galileo dei precipizi, era convinto che nessun luogo è veramente inaccessibile e che la partita
con l’ignoto deve essere giocata con mezzi leali. Per questo non ha mai usato chiodi né ramponi, ma solo una piccozza dal lungo manico in legno e una piuma di gallo cedrone sul cappello.
Uomo dai molti interessi e dalle tante qualità, ha conosciuto il successo professionale e la stima della comunità alpinistica internazionale,
ma ha anche attraversato momenti di profonda crisi a causa di una malattia che gli ha impedito per un periodo di frequentare i monti. Oltre ad essere stato
un alpinista eccezionale, ha amministrato con lungimiranza il comune di Fex in un momento critico, è stato custode e gestore di un giardino botanico alpino,
preside di scuola e molto altro ancora, ma soprattutto ha inventato - con alcuni suoi colleghi - il mestiere di Guida Alpina.
testo di Mario Sertori