Poco più di ottant'anni fa, sopra l'abitato di Sondalo che all'epoca superava a stento i mille abitanti, s'iniziava la costruzione d'un complesso sanatoriale destinato da Mussolini a essere il più grande d'europa, con una capienza di tremila degenti. Non era l'unico in Italia, impegnata a dotarsi d'una rete sanatoriale che facesse fronte all'emergenza sanitaria della tubercolosi, ma assolutamente unica era la grandiosità del progetto e ancor più l'avveniristica arditezza della sfida: domare un versante scosceso per edificare una "fiabesca città di grattacieli", come Guareschi definì il villaggio sanatoriale di Sondalo.
L'impresa riuscì mirabilmente e tuttora se ne può apprezzare l'esito: dalla perfetta composizione microurbanistica, agli spazi verdi, agli edifici che accordano funzionalità e pregio architettonico, in continuo dialogo con l'ambiente circostante a iniziare dal centro storico di Sondalo. Ma ancor più apprezzabile è il senso di armonia che l'insieme trasmette a chi vi s'addentra, com'era intenzione dei progettisti guidati da Eugenio Morelli, convinto che la guarigione del corpo avvenga attraverso lo spirito, grazie alla forza risanatrice della bellezza. Questo straordinario connubio di modernità e bellezza, costruito in armonia col paesaggio montano, avrebbe potuto essere un punto di riferimento per la fisionomia edilizia del territorio valtellinese. Così non è stato, purtroppo.