SPECIALI10 Julius Payer Dall'Adamello all'Artico
18 Racconti di Antonio Boscacci L'appello
22 Avventura tra lago di Como e Valtellina ALPINISMO32 Porte di Valtellina Monte Adamello
44 Alta Valtellina Cima della Reit
54 Orobie L'anello della cima Dassola
64 Orobie L'anello del monte Seleron
ESCURSIONISMO74 Val Màsino Sentiero Roma 3a tappa
84 Approfondimenti L'album dei ricordi del rifugio Gianetti
88 Valchiavenna Val Schiesone: un anello per il rifugio del Biondo
100 Approfondimenti Su per i monti della val Schiesone
104 Valmalenco Laghi di Cassandra: 8 gioielli colorati ai piedi del Disgrazia
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EDITORIALE di Beno
Se il vostro amico Mario stesse per perdere il controllo della sua autovettura perché viaggia troppo velocemente, voi che gli consigliereste di fare? Certamente non di accelerare, ma di rallentare.
Se Andrea, il titolare della concessionaria di auto, e i suoi amici invece sbeffeggiassero Mario facendolo sentire inadeguato per la sua velocità - troppo moderata - e per non saper correre ogni giorno più forte, voi che pensereste di loro? Certamente che non vogliono il bene di Mario, perché non è certo la velocità a cui Mario viaggia e a cui si è assuefatto a renderlo felice, né tantomeno Mario potrà mai trarre benessere dal constatare che la lancetta del tachimetro è sempre più a destra, né, ragionevolmente, essere pago di trovarsi nel mezzo di una bolgia di auto in corsa senza una meta. Inoltre, prima o poi, se continuasse ad accelerare Mario andrebbe a schiantarsi. Forse ciò che manca a Mario - concluderebbe qualsiasi uomo assennato - è un obbiettivo da raggiungere, un punto fisso, qualcosa che lo faccia sentire in pace e a proprio agio, cioè in una situazione di equilibrio (non precario) con se stesso e ciò che lo circonda.
Considerazioni ovvie. Credo nessuno possa dissentire.
Se sostituissi “Mario” con “noi”, la “sua autovettura” con “la nostra vita”, “viaggiare” con “consumare” e “Andrea e i suoi amici” coi “mass media”, quello che risulterebbe è una fedele descrizione della società moderna, un marasma impazzito di consumatori che sta distruggendo il mondo in cui vive a una velocità sempre maggiore e spinto da false necessità.
Rallentare significherebbe frenare un’economia alla deriva, l’esplosione demografica, ridurre i consumi e gli sprechi, ripartire meglio la ricchezza e cercare obbiettivi compatibili con le risorse a disposizione.
Per farlo un primo passo sarebbe indignarsi con la stampa quando luttuosamente titola che “Il fondo monetario lancia l’allarme: le previsioni di crescita economica sono state ridimensionate al +1,3%”, e non ingoiare passivamente questo invito/persuasione a un maggiore impegno per il suicidio collettivo mascherato da “necessaria fuga dalla povertà”.