SPECIALI10
Bruno Credaro (1893-1969)
Una vita per la montagna, la scuola, i giovani
22
Bruno Galli-Valerio
A proposito di cavalli
29
Invenzioni ed inventori
L'aradèl del Farè
34
Don Giovanni Giudici
Un prete che amava le montagne
40
Riflessioni
La filosofia del cammino
ALPINISMO
42
Orobie
Pizzo Cerech (m 2536)
52
Approfondimenti
Il geosito del laghetto di Zoch
56
Valchiavenna/Grigioni
Da Madesimo al fiordo di Lei
64
Alta Valtellina
Tra Pedenolo e la strada dello Stelvio
73
Prealpi comasche
Valsolda: piccolo mondo ricco di stupori
ESCURSIONISMO
76
Prealpi comasche Giro della Valsolda orientale
82
Prealpi comasche
Cima Fiorina (m 1810) e Torrione (m 1805)
87
Prealpi comasche Monte dei Pizzoni (m 1303)
90
Valmalenco Monte Foppa (m 2463)
104
Orobie Val Tartano: la Via del Sole
111
Approfondimenti
La croce in Cùlmen
RUBRICHE
114
Natura junior
Rombo il Bombo
118
Funghi
Leggende, credenze e imbroglioni
122
Flora
Rosa canina
126
Oggetti di una volta
128
Le foto dei lettori
138
Le ricette della nonna
Pasta modellabile per giocare
EDITORIALE
di Beno A volte mi chiedo cosa penserebbe mio nonno Silvio del mondo del 2023, lui che se n'è andato nel 2006 dopo esserne stato spettatore per 96 anni. Mi domando anche quali sentimenti provasse nell'autunno della sua vita, constatando inerme il disinteresse verso le fatiche fatte dai vecchi per tenere al meglio i campi, i frutteti, le vigne, i boschi, i prati e gli alpeggi, risorse da cui dipendeva il sostentamento delle famiglie valtellinesi e che erano un patrimonio concreto tramandato di generazione in generazione. Se vedesse la legna lasciata a marcire a bordo strada, i prati comodi non più sfalciati o trasformati in capannoni, i campi più fertili andare a spine o gli alpeggi capaci di ospitare centinaia di capi abbandonati. Semplice: gli prenderebbe un colpo!
Non so come uno della sua generazione, che aveva piena consapevolezza dei limiti umani, potrebbe affrontare il mondo di oggi in cui scienza e tecnica sono diventate le nuove incontestabili religioni («Scienz'armata e cemento» l'arguta sintesi di Giovanni Lindo Ferretti nella canzone in cui denuncia la trasformazione della terra in «tabula rasa elettrificata»).
Sorriderebbe, avrebbe preoccupazione o rabbia nell'osservare l'uomo ibridarsi con le macchine e divenire pertanto inabile a svolgere autonomamente anche le mansioni più banali, come l'orientarsi autonomamente in montagna?
Forse il nonno, che era sempre prudente dinanzi alle novità, ha lasciato a me l'onere di inorridire: il suo tempo, volgendo al termine, l'ha graziato.
Sono spaventato da quello che potrebbe essere tra pochi anni. A volte vorrei che il mio tempo non andasse oltre. Vorrei poter dire come il marchese di Custine in Arca Russa: «Lei vada, io resto qui. Vada, vada pure». E restare nell'epoca storica in cui ho tutti i miei riferimenti o almeno non li sento troppo lontani. Ma il film di Sokurov del 2002 descrive un sogno: non è possibile né viaggiare nel tempo, né tantomeno ancorarsi alla propria epoca. Tuttavia è almeno possibile provare ad opporsi alla sommaria e acritica cancellazione del passato.
Inevitabile lo scontro coi difensori del dogma del progresso a tutti i costi, che per liquidare accusano l'avversario di appartenere a qualche anacronistica e stereotipata categoria di folli inetti al ragionamento. È ad esempio quello che ha fatto Antonio Polito nell'editoriale di propaganda bellica del 23 febbraio sul Corriere della Sera, dove ha screditato chi è insofferente «per la modernizzazione, per la sua velocità onnivora, per la sua pervasività tecnologica» o è convinto che «il valore dei popoli non sia dato dal loro successo economico ma dalla loro unità mistica, perché le società non sono meccanismi ma organismi, e quindi anche se più povere possono essere rese più felici dal rispetto della tradizione, dalla valorizzazione della comunità e da una guida carismatica».
E voi? Cosa, per voi, dà valore a un popolo, a una persona, a una forma di vita su questa terra? Il successo economico?
Hanno collaborato a questo numero:
Adele Mori, Aldo e Stefano (don Giovanni), Alessandra Morgillo, Beno, Bruno Mazzoleni, Camillo Pessina, Ciro Spini, Corrado Lucini, Dicle, Fausto De Bernardi, Fabio Pusterla, Flavio Casello, Gabriele Fusetti, Giacomo Meneghello, Gioia Zenoni, Giovanni Rovedatti, Giuliano Giacomella, Jean Malka, Johny Bagiotti, Kim Sommerschield, Lucia Spini, Luciano Bruseghini, Luisa Piganzoli, Marco Bettomè, Margherita e Lucia Palomba, Marino Amonini, Marzia Possoni, Matteo Gianatti, Matteo Tarabini, Mauro Premerlani, Olga Gautero, Piergiorgio Spini, Pierrick Zyla, Raffaele Occhi, Renzo Benedetti, Roberto Ganassa, Roberto Moiola, Stefano Roverato, Viviana, Jacopo e Alice.
Si ringraziano inoltre:
Avis Comunale di Sondrio, CAI Valtellinese (archivio Alfredo Corti),la famiglia di Bruno Credaro, Carlo Barilani, Giuliano e Massimo Nesa, Flavio Tarabini, Marina Glaviano, Pietro Crapella, Sergio Varisto, tutti gli intervistati e quelli che ci hanno accompagnato nelle gite, la Tipografia Bonazzi, gli edicolanti che ci aiutano nel promuovere la rivista, gli sponsor che credono in noi e in questo progetto...e tutti quelli che ho dimenticato di citare.