SPECIALI
10 Giuseppe Ongania (1869-1911) Un sindaco-alpinista d’altri tempi
19 Racconti di Antonio Boscacci Se non vuoi fare la fine del sacrestano di Ardenno
22 La strada de la machina La decauville da Armisa a Vedello
28 Inverno sostenibile A proposito di motoslitte
ALPINISMO
30 Alta Valtellina Cassa del Ferro (m 3140)
40 Valchiavenna Attorno al pizzo Perandone (m 2455)
50 Val Masino Cima d’Arcanzo (m 2714)
62 Alta Valtellina Campo dei Fiori
75 Approfondimenti I drogati dello Stelvio
ESCURSIONISMO
78 Bassa Valtellina Sulle creste di val Lésina
86 Approfondimenti Capra orobica: intervista a G. Giovannoni
88 Valmalenco Alta Via: VIII tappa (Cristina- Ciappanico)
98 Approfondimenti Amianto, torba, calce e pastori
106 Media Valtellina Percorsi di corsa: Aprica - pian di Gembro
RUBRICHE
116 Viaggi Urali meridionali
126 Natura Stambecco alpino
132 Rubriche Le foto dei lettori
144 Giochi Soluzioni del n. 37 e concorsi del n. 38
146 Le ricette della nonna Marmellata di rabarbaro
EDITORIALE «I tedeschi, ha scritto Schopenhauer, cercano nelle nuvole quanto sta loro tra i piedi. Quante volte mi son sentito la voglia di
applicare questa frase agli alpinisti lombardi che van cercando nelle alpi piemontesi e venete quelle bellezze che tanto più
facilmente troverebbero nelle Alpi nostre. Quanti sono quegli alpinisti lombardi che conoscono a fondo quelle belle montagne
che rinserrano la Valtellina e la separano dalla Valsassina, dalle valli Bergamasche, dalla Val Camonica, dal Tirolo e dai Grigioni?
Ben pochi e anche quei pochi hanno limitato le loro ascensioni a qualcuna delle vette più rinomate.» Così Bruno Galli-Valerio nella
prefazione del suo capolavoro Cols et sommets edito a Losanna nel 1911.
In 105 anni niente è cambiato, se non che spesso le mete di alpinismo e trekking sono ancor più distanti: Ande, Africa, Himalaya...
I lombardi e gli stessi valtellinesi ignorano molti dei tesori nascosti tra le nostre montagne. Ma se questi esistono, allora perché
cercare avventura solo in terre lontane? Non ditemi che siete così succubi delle mode che vi accontentate del ruolo di pecorelle
nel rumoroso gregge del turismo di massa!
In questo numero abbiamo selezionato itinerari eccezionali su cui è calato il sipario dell’abbandono.
Toccheremo alpeggi, villaggi, opere dell’uomo e monumenti naturali che dovrebbero invece
far parte del mai istituito “Patrimonio dei valtellinesi e dei valchiavennaschi”. Dentro il
Bosco, Al Mot, Arcanzo, la Cassa del Ferro, Campo dei Fiori, Cavaglia, Dagua sono solo
alcune testimonianze di una terra in cui l’uomo e la montagna avevano trovato
equilibrio ed armonia. Andate a visitarli e rimarrete
impressionati da ciò che ci ha tanto
entusiasmato ritrovare, portando “la luce dell’ alba nei
luoghi tramontati”!