SPECIALI10
Carlo Negri (1906-2003)
«Semm minga chi per divertiss»
21
Bruno-Galli Valerio
Osservazioni sui morsi di vipera
26
Antichi mestieri
Boscaioli e artisti
32
Homo faber fortunae suae
Diego Raviscioni: piscicoltura a Samolaco
40
Clima 2021-2022: l'inverno più secco degli ultimi 30 anni
ALPINISMO48
Grigioni
Einshorn (m 2943)
56
Valchiavenna
Pizzo Roggione (m 2576)
66
Alta Valtellina
Sasso di Conca (m 3150)
ESCURSIONISMO74
Val Poschiavo/val Grosina La bocchetta di Braga e il passo di Malghera
83
Approfondimenti
Il costume grosino
84
Alta Valtellina/Engadina
Piz Daint (m 2968)
92
Valmalenco Alpe Sentieri
101
Approfondimenti
Giöli: pastori dell'alpe Sentieri
RUBRICHE104
Viaggi
Dai Carpazi alla Crimea
112
Bosco e funghi
Bagno e abbraccio, emozioni comprese
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Flora
Giglio di San Giovanni
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Rombo il Bombo
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Le ricette della nonna
Sciroppo di menta
EDITORIALE
di Beno
Ho un ricordo piuttosto sfocato della prima volta che sono salito
sulla Corna di Mara, la montagna del mio paese. Non riesco a
collocarlo nel tempo, ma ho la certezza che in quei giorni a scuola
ero stato edotto sulle vite dei partigiani rifugiati sui monti per
scappare alle rappresaglie.
Di tutta la salita, infatti, l'unica immagine che mi è rimasta è
quella di un grande anfratto tra due blocchi ciclopici a pochi metri
dalla cima e ben discosto dal sentiero. Avevo stimato che al suo
interno una manciata di bambini poteva starci tranquillamente. Era il
luogo ideale per rifugiarsi se la guerra fosse tornata nuovamente.
Nessuno, neppure il più sistematico degli eserciti, sarebbe mai venuto
a cercarmi lassù. Avrei dovuto ricordarmi di quella tana, come avrei
dovuto individuare un tragitto per arrivarci senza farmi vedere.
Devo esser rimasto così affascinato da quel rifugio che, al delinearsi
all'orizzonte di una nuova guerra mondiale, nei dormiveglia stavo
inconsciamente preparando il piano di fuga e stavo definendo il
percorso migliore: questo, per sottrarsi a sguardi indiscreti, sarebbe
dovuto passare per la val di Togno e la valle della Lavigiölla. Poi la
parte razionale ha ripreso il controllo. La prima reazione è stata un
sorriso nel constatare l'innocente ingenuità di un bambino: «Oltre a
nascondersi, uno deve bere, mangiare, non congelare...». Ma il mio
subconscio, non accettando che quel piano fosse scartato, è andato a
perfezionarlo per renderlo inattaccabile. Ne è nata una diatriba tra
l'infantile ottimismo e il disfattismo tipico della disillusa
razionalità degli adulti.
Per primo hanno discusso di come portare lassù anche le persone care,
dato che in quel buco ci stavano solo pochi bambini. La soluzione
sarebbero state tutti gli altri anfratti che avevo censito nei paraggi
durante le mie numerose incursioni a cercar capre.
Il problema di come non farsi trovare, ora che son tutti drogati di
telefono e anche un programmatore pivello li può geolocalizzare in un
attimo, si sarebbe risolto da sé: l'istinto primordiale, che per
fortuna domina le nostre azioni nei momenti critici, non avrebbe mai
sacrificato la vita reale per quella virtuale a cui ci stiamo
assuefacendo.
La questione degli approvvigionamenti sarebbe stata demandata ai più
allenati, che avrebbero fatto la spola col cibo.
Quella del freddo, con vestiti e sacchi a pelo adeguati.
Non ero ancora giunto a chiedermi cosa fare se la guerra si fosse
protratta a lungo, quando l'incubo di quelle armi in grado di
cancellare ogni forma di vita mi ha fatto decretare con sconforto che
ai nostri giorni neppure la montagna è un rifugio sicuro (è solo dopo
questa amara considerazione che a cuor leggero vi ho potuto rivelare i
miei giovanili piani segreti!).
Perciò, non potendo nascondersi, per sottrarsi alla guerra non c'è
alternativa che la pace. È quella che va difesa, stando alla larga
dall'abominevole inganno della “guerra di pace” con cui le propagande
di tutti i governi giustificano continui interventi militari, diretti
o per procura, dettati da meri interessi legati a soldi e potere.
Hanno collaborato a questo numero:
Adele Mori, Alessandra Morgillo, Beno, Bruno Mazzoleni, Carlo Nani, Corrado Lucini, Dario Lenatti, Dicle, Eliana e Nemo Canetta, Enus Mazzoni, Erik Viani, Fabio Pozzoni, Fabio Pusterla, Fausto Compagnoni, Fausto De Bernardi, Flavio Casello, Gabriele Fusetti, Giacomo Meneghello, Gioia Zenoni, Giuliano Giacomella, Giusi Sartoris, Kim Sommerschield, Laura Besseghini, Lucia Palomba, Luciano Bruseghini, Marco Bettomè, Margherita, Marino Amonini, Mario Pagni, Marzia Possoni, Matteo Gianatti, Matteo Tarabini, Maura Gurini, Maurizio Cittarini, Raffaele Occhi, Renzo Benedetti, Riccardo Scotti, Roberto Ganassa e Roberto Moiola.
Si ringraziano inoltre:
Andrea Sem, Avis Comunale di Sondrio, CAI Valtellinese, ETH-Bibliothek Zürich, Famiglia Nino Gianola, Franco Monteforte, Milena Bagardi, Sergio Scuffi e tutti gli intervistati e quelli che ci hanno accompagnato nelle gite, la Tipografia Bonazzi, gli edicolanti che ci aiutano nel promuovere la rivista, gli sponsor che credono in noi e in questo progetto...e tutti quelli che ho dimenticato di citare.